Sinossi

Rebecca, Eva, Noah, Dynal ogni mattina salutano la mamma o il papà, nello zaino hanno la loro borraccia, la merenda e il pranzo ancora caldo. La loro aula è una spiaggia deserta piena di tronchi, un uliveto carico di fiori e attraversamenti di corde o un giovane bosco abitato da libellule e conigli nella pianura padana. Con le mani preparano zuppe di fango o cercano tesori portati dal mare, si dondolano su amache per scappare alla lava. La loro giornata non ha un programma prestabilito, il programma emerge, fluisce con il vissuto. Emma, Leo, Matteo e Maya amano stare scalze e sentire la terra sotto i loro piedi. Non sappiamo niente di loro: quanti anni hanno, dove vivono, se hanno fratelli o sorelle.

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Questo film non vuole raccontare le loro storie, le loro vite. COME QUANDO FUORI PUOI: brevi frammenti di vita per mostrare un altro modo di vivere. Di vivere le relazioni e di lasciarle vivere. Tutto è in relazione, tutto È relazione. Noi, il nostro corpo, il nostro pensiero, la nostra conoscenza.

Rebecca è nel bosco con Sofia e Nilde. Mariagrazia le ha accompagnate. Una bella casa con rami di leccio, un letto su cui stendersi per dormire insieme, la mattina colazione e il pomeriggio una girata a cavallo. La vita scorre tranquilla fino a quando Rebecca non è d’accordo con una scelta delle altre sue compagne. Lei vuole che Mariagrazia sia un cane, non un coccodrillo. E allora tutto cambia: le case diventando due.

Siamo in un giardino pubblico delimitato da un muretto alto più o meno 3 metri. Eva vuole salire su quel muretto come Luna. Prova ad arrampicarsi su un cancellino, tentando la strada percorsa dalla compagna, ma non ce la fa. Non ci riesce. Piange, è frustrata, chiede aiuto a Sharon che è lì accanto a lei. Sharon è disponibile ad aiutarla, a trovare un’altra modalità che le permetta di essere autonoma nel salire e scendere. Se venisse aiutata a salire, poi si sentirebbe sicura sopra? Eva vede delle sedie e prova ad impilarle.

Dynal vuole comandare insieme ad Ariele. I due compagni decidono che vogliono risvegliare il robot Lucilla. Dynal vuole mettere le batterie per attivare la macchina ma Ariele con il suo potere della velocità mette tutte le pile e completa l’operazione. Lucilla si sveglia.

Questi sono solo brevi accenni delle storie che potremo scorgere nel film. Come si evolveranno, cosa succederà? Mariagrazia, Sharon, Lucilla cosa faranno? Cosa diranno? Sono presenze silenziose e di sostegno per le bambine e bambini che giocano fuori. Non ci interessa il risultato, ma il processo, le trasformazioni; vedere come può essere la vita a quell’età.

Ulivi secolari, ponti di corde, dune di sabbia, muretti, amache, camere e ripari: luoghi attraversati, luoghi vissuti, luoghi immaginati. Anche l’ambiente è protagonista della relazione, del racconto; perché, per quanto sia silenzioso, è ciò che rende possibile queste storie. Un fuori che non è solo spazio attraversato ma diventa qualità dell’agire, apertura nelle possibilità, accoglienza dei flussi emotivi, accompagnamento alla vita. L’adulto non si posiziona come guida, ma come supporto stabile e presente. Così il film dirige i nostri occhi, le nostre orecchie e i nostri cuori verso le piccole persone, il loro vissuto e i loro pensieri. Un viaggio nell’infanzia per riscoprirla, per risignificarla; un viaggio per riscoprire altre possibilità di noi.